Il tuo cane ha paura delle persone?
In questo articolo si parlerà del problema e della strada da intraprendere per risolverlo

È importante innanzitutto fare chiarezza su quali siano le basi del comportamento di diffidenza, perché molto spesso si pensa che all’origine di tutto ci sia un’esperienza traumatica.

A volte è effettivamente così: soprattutto quando la paura del cane è molto specifica. In questo caso il comportamento di diffidenza è probabilemente causato da un trauma (ad esempio, se il cane teme solo gli uomini tra i 40 e i 50 anni, con barba e giaccone verde mimetico, possiamo pensare che sia stato picchiato dall’accalappiacani!); ma se, come accade nella maggioranza dei casi, la diffidenza è generalizzata (ovvero il cane ha paura di tutti o quasi), allora è più probabile che si tratti di un problema che un etologo inquadrerebbe come “mancata socializzazione interspecifica nei periodi sensibili”. Ciò significa che il cane non ha conosciuto abbastanza persone da cucciolo.

Questo non è un problema che riguarda solo i cani randagi, anzi: un cane che cresce in un lussuoso allevamento, con aria condizionata e cibo sfizioso, e che interagisce però solo con l’allevatrice, quando arriverà a casa vostra sarà un cane poco socializzato. Se a questa situazione aggiungiamo un veterinario che vi esorta a non far uscire il cane di casa fino alla fine delle vaccinazioni, e se ipotizziamo che anche voi siate una donna che vive a casa da sola, quando il vostro cane vedrà un uomo per la prima volta a 4 mesi compiuti, reagirà come se avesse visto un alieno!

La paura del cane nei confronti degli estranei non è quindi necessariamente legata a un trauma, ma può essere dovuta anche ad una scarsa socializzazione.

Adesso entriamo davvero nel vivo della questione e parliamo di cosa possiamo fare se il cane presenta questo tipo di problema.

Qual è l’ingrediente che non può assolutamente mancare in un percorso rieducativo finalizzato al superamento della paura degli estranei? Gli estranei, direte voi! E invece no: è la pazienza.

Potrà sembrarvi strano, ma in un primo momento non solo non ci serviranno estranei, ma neanche, più in generale, persone. In cinofilia capita spessissimo di lavorare lontano dal problema, e questo è sicuramente un ottimo esempio.

Quello che dobbiamo proporci è migliorare le aree cognitive, emotive (e anche relazionali) legate all’autostima del cane – se ci pensate, è la stessa cosa che faremmo con una persona, se avessimo a che fare con un problema di insicurezza – .

Ci sono migliaia di strade che si possono percorrere per aumentare l’autostima del cane: sceglierete in base alle sue attitudini e ai metodi dell’istruttore cinofilo che vi accompagnerà nel percorso. Non ci sono attività particolarmente più efficaci di altre; l’importante è che abbiano come obiettivo la soddisfazione del cane, che deve sentirsi bravo (e, possibilmente, utile)!

La prima cosa che viene in mente in questi casi sono i giochi di problem solving, e possono essere un punto di partenza, ma quasi tutte le attività che propongono gli istruttori cinofili vanno bene.

Se volessimo dare un’indicazione più precisa, potremmo dire che l’ideale sarebbe svolgere prima attività che non prevedano un’interazione con altre persone (agility, piste olfattive, ecc.) e rimandare alle fasi conclusive del percorso educativo le attività che prevedono interazioni con altre persone (ricerca dispersi, soccorso in acqua, ecc.).

Dopo un certo periodo dedicato a queste attività vedremo clamorosi progressi in termini di autostima, e potremo passare ad inserire le persone; le quali ovviamente non saranno degli estranei, ma dei figuranti.

Per facilitare l’incontro con queste persone, è consigliabile avere alcune accortezze: svolgere l’incontro in un luogo esterno che il cane associa ad attività piacevoli, fare in modo che la persona sia già presente sul posto prima del cane, che sia seduta, che non lo guardi e che non faccia movimenti improvvisi. Se non è pericoloso per il figurante, sarebbe di gran lunga preferibile lasciare il cane libero, senza guinzaglio.

A questo punto ci sono varie cose che potrebbero favorire e velocizzare l’avvicinamento del cane alla persona, ma vi consiglio di mettervi tranquilli da una parte e di non fare niente!

In particolare fate attenzione nell’utilizzare il cibo perché il cane, essendone attratto, potrebbe avvicinarsi oltre la soglia che solitamente ritiene prudente, salvo poi, una volta mangiato il bocconcino, rendersi conto di essersi avvicinato troppo. A questo punto potrebbe ritrarsi, immobilizzarsi o aggredire.

Aspettate che sia il cane a prendere l’iniziativa. Date un libro da leggere al figurante e prendetevene uno anche per voi, e aspettate che il cane si avvicini. Se non accade nel tempo che avete a disposizione, ripetete il laboratorio altre volte. Se il cane fa altro, continuate comunque a leggere: vi potrà sembrare di star perdendo tempo, ma in realtà state insegnando al cane che è possibile condividere un ambiente con un estraneo serenamente, senza che l’estraneo voglia interagire con lui a tutti i costi.

È qui che entra in gioco l’unico ingrediente per un percorso di questo tipo: la pazienza. Se il cane riuscirà a vivere serenamente questo primo incontro, la strada per arrivare a fare una passeggiata per il quartiere è già tracciata: le volte successive, il figurante (sempre diverso) dovrà trovarsi in piedi, poi in piedi rivolto verso il cane, poi gli si dovrà avvicinare, ecc. Il punto è solo darsi il tempo per fare passi abbastanza piccoli e graduali così che per il cane continuino ad essere esperienze positive.

In linea teorica, il percorso educativo è quello che si è esposto; nella pratica, però, tale percorso può essere continuamente intralciato da incidenti, come il comportamento di sconosciuti che, seppur animati da buone intenzioni, protendendo le mani verso il vostro cane lo spaventano (e la cosa tragica è che più il cane si spaventa, più loro insistono!).

Questo scenario offre lo spunto per un’altra considerazione importante sui cani timorosi. È diffusa la tendenza a lasciar decidere tutto al cane: “Ti fa paura andare a destra? Poverino… allora andiamo a sinistra!”. Questa libertà di scelta, in realtà, genera ansia. “Oddio, quale strada sarà meno pericolosa?” Il cane sarà portato ad individuare tutti gli stimoli paurosi che ci sono nell’ambiente, e a rivalutarli continuamente: “Avrò scelto la strada più sicura, oppure no?”. Immaginate di essere sorpresi da una tormenta durante un’escursione in alta montagna… Come vi sentireste se davanti a un bivio la vostra guida vi dicesse di scegliere voi la direzione?

Prendere in mano il controllo della situazione e deresponsabilizzare il cane (il che comunque non significa costringerlo a fare cose contro la sua volontà) sono modi per liberarlo dall’ansia della scelta e gli permettono di rilassarsi fidandosi di voi.

Prendere in mano la situazione è importante anche al fine di evitare, tra le persone e il vostro cane, interazioni che non siate voi a gestire: se riuscirete a intervenire prima che le persone spaventino il vostro cane, lui potrà fidarsi di voi, mentre sarà difficile ottenere un reale miglioramento fin quando non potrà pensare: “Bene, con lui/lei non mi è mai successo niente di brutto, mi posso rilassare”.

Per concludere, vi propongo uno spunto di riflessione. Abbiamo visto come intervenire e “cosa fare se”, ma come riconoscere un cane che ha paura degli estranei? Vi invito a riflettere sul fatto che l’insicurezza non si manifesta solo come paura – magari vistosa e inequivocabile – ma talvolta si nasconde anche dietro comportamenti aggressivi e di minaccia. Questo accade tanto nei cani quanto nelle persone!

Abbiamo descritto il tipo di percorso da intraprendere insieme al cane. Si tratta di indicazioni probabilmente non sufficienti per risolvere il problema per conto vostro, e la cosa migliore sarebbe farsi aiutare da un esperto; sicuramente, però, sono indicazioni che vi permetteranno di capire se la persona a cui vi siete rivolti o vi rivolgerete è un istruttore cinofilo esperto o meno; alcuni addestratori cercano di vincere le paure del cane con la violenza, e non serve il mio parere per capire quanti danni possa causare un simile approccio.

In generale, vi invito ad essere comprensivi con il vostro cane e cercare di mettervi nei suoi panni.. Quando è stata l’ultima volta che avete avuto paura? Non un breve spavento, ma una preoccupazione prolungata. Come si è comportato chi vi era vicino? Cosa vi ha fatto sentire davvero meglio? Il più delle volte per capire cosa fare con il cane basta chiedere a se stessi di cosa avremmo bisogno nella sua situazione.

Mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni, in relazione alle vostre esperienze, e sapere cosa pensate di quanto letto nell’articolo:  raccontatele nei commenti!